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Gesù agonizza nell'orto del Getsemani

Gesù Cristo nel Getsemani

Uscito Gesù dal Cenacolo con i discepoli, va al di là del torrente Cedron, ove vi era un Orto. Giunto nel luogo chiamato Getsemani, disse Gesù ai discepoli: fermatevi qui sino a tanto, che io faccia orazione al Padre; e avendo condotto con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, cominciò ad esser assalito da profonda malinconia ed affanno. Perciò disse loro che la sua anima era angustiata da agonie mortali. Intanto si separò ancora da questi per lo spazio d'un tiro di pietra: e postosi in ginocchio, si prostrò con la faccia a terra, pregando, e chiedendo all'Eterno Padre che se fosse stato possibile passasse da lui quel calice di sofferenze. Tuttavia chiese che non si facesse la sua volontà, ma quella dell'Eterno Padre. Gesù prolungando la sua orazione, cominciò a sudare gocce di sangue, che scorrevano sino a terra.

Immaginati, anima mia, di ritrovarti presente con Gesù nell'Orto di Getsemani, e osserva con gli occhi della mente, quanto accade là. Mira, come languisce il Redentore, oppresso da penosi affanni e pensieri di afflizione. Osserva Gesù pallido, e tremante da capo a piedi, cogli occhi pieni di amarissime lacrime, e con lo spirito affannato ed abbattuto da orrori, da malinconie, da angoscie, dei quali nessun altro cuore umano venne mai tormentato. Nessuno gli dice una parola di conforto, non c'è nessuno che lo consoli.

Compatisci il Figlio di Dio, vedendolo oppresso da tanti mali, e bagnato nel suo innocentissimo sangue, digli che hai dolore nel vederlo patire per pagare al posto degli uomini, la giusta pena meritata a causa dei peccati. Ringrazia Gesù, d'essersi afflitto per meritare a te dal Cielo consolazione nei tuoi travagli. Ringrazialo d'aver bevuto il calice amaro della sua Passione, per ottenere l'addolcimento delle tue pene. Che amore di Gesù verso di noi! Prendere per sé una penosissima tristezza, al fine di meritare a noi dal Padre una salutevole allegrezza nei nostri affanni! Prendere per sé la nostra timidezza, per donare a noi nelle nostre debolezze il suo coraggio! Che amore verso di noi! Non dimentichiamo giammai i benefici del Signore. Meglio morire, che dimenticarci di lodarlo, benedirlo e ringraziarlo.

Il Redentore ebbe cognizione di tutti i nostri peccati, una profonda meditazione delle loro enormità, e un alto orrore alla loro orrenda mostruosità. Nessuno conobbe meglio di Gesù, quanto crudele sia quell'ingiuria e disprezzo, che fa ogni peccatore al suo celeste Padre; perciò a misura della cognizione chiarissima e profondissima dell'offesa, che reca a Dio il peccato, concepì Gesù un dolore intensissimo di queste ingiurie ed affronti. Gesù si dolse tanto del peccato, quanto amava l'amabilissimo Padre suo; e poiché lo amava infinitamente, ne sentì un dolore sì grande, che sarebbe subito morto, se con un miracolo non si fosse conservato in vita, per poter continuare a ratire per nostro amore. Tutti gli altri tormenti ebbero il suo termine; ma il dolore cagionato dai nostri peccati fu senza termine. Conobbe uno ad uno tutti i peccati degli uomini, e di tutti sentì un acerbo dolore. Le colpe degli uomini, come altrettante serpi, vennero a squarciargli il cuore con le loro crudeltà. Anche i miei peccati fecero soffrire il Salvatore con un acutissimo dolore. Se io non avessi peccato, il buon Gesù avrebbe patito meno. La sua tristezza, e le sue angoscio, il sudor di sangue, furono accresciute dalla malizia delle mie colpe. L'orrenda enormità dei miei peccati gli fu cagione di spargere il sangue in maggior copia. Ecciterò in me dolore delle mie colpe. Proporrò di non commetterle più, e di detestarle spesso per concepire in tal modo un santo odio al peccato.

Rifletti intanto, come Gesù nell'eccesso dei suoi dolori non si spaventa, non si adira, non si dispera, come in simili casi facciamo noi. Ma pronto e sollecito ricorre all'orazione, a Dio vero Consolatore per insegnare a noi quello che dobbiamo fare nelle nostre tentazioni, e nei nostri travagli. Rifletti sul modo con cui ora si prostra con la faccia a terra innanzi la maestà del divin Padre; lo prega con estrema umiltà e riverenza, eppure era suo Figlio, e Figlio amatissimo. Inoltre lo prega con lacrime, e persevera anche nell'orazione per più ore e si accontenta di non essere esaudito quando tale non sia la volontà del Padre.

Prega il divino Salvatore, per questa afflizione mortale della sua anima santa, di consolarti quando sarai oppresso dai travagli. Per il merito del Sangue prezioso versato, prega di farti infondere nel cuore lo spirito di preghiera, soprattutto nei momenti di afflizione e tentazione.

[In alto a sinistra, è disponibile l'elenco di una serie di belle meditazioni sulla Passione di Cristo, tutte da leggere con devozione].